Il non detto
Una
giornata di lavoro come le altre. Persa nell’automatismo delle documentazioni,
ma con la testa altrove. I pensieri nascosti dietro gli occhiali da vista,
nelle cui lenti si riflettevano iridescenze al neon di quelle asettiche quattro
mura. “Questa storia delle differenze di genere e di parlare per cliché mi ha
proprio stufata” – pensò Irina. “Devo sgomberare la mia mente da ogni
pregiudizio. Gli uomini non sono tutti uguali” – si disse, assorta in
quell’assurdo monologo assai poco convincente.
«Oggi
ti vedo un po' distratta, Irina – esordì Mr. Beagle, quasi invisibile dietro il
monitor del computer. – Ho già notato qualche errore nella documentazione, e
trovo che l'accaduto sia insolito».
“Ecco.
Sono un libro aperto. Non riesco mai a dissimulare quello che mi passa per la
testa – pensò Irina. – Ci mancava solo un richiamo del boss stamattina”,
borbottò la donna tra sé e sé, fingendosi intenta a sistemare fascicoli.
Intanto l’espressione del suo volto si trasformò repentinamente, e da svampita
diventò seccata, fino a manifestare una chiara espressione corrucciata. Labbra
serrate leggermente sporgenti, muscoli contratti e sopracciglia tese verso il
naso, a creare un solco dalla valenza inequivocabile.
«Ti
conosco più di quanto tu creda, signorina – sbottò Mr. Beagle, con un tono tra
il canzonatorio ed il comprensivo. Sfoggiava uno dei suoi migliori sorrisi
beffardi, sovrastato da uno sguardo penetrante e fisso. - E, a dispetto delle
tue erronee convinzioni, sento chiaramente le frasi della tua mente: si
diffondono nell'aria, e mi distraggono».
Irina
alzò di scatto la testa, sbarrando gli occhi che fino a quel momento sembravano
socchiusi, e si voltò lentamente verso Mr. Beagle con un lieve sussulto. “Devo
stare calma ed apparire sicura e decisa”, ancora cercando di dettarsi stupide
regole di comportamento a cui sistematicamente contravveniva. Si schiarì la
voce rapidamente, con la mano stretta a pugno davanti alla bocca, ed esordì:
«Non so di cosa stia parlando, Mr. Beagle. E le sue affermazioni stamani mi
colgono alla sprovvista».
«In
meno di un'ora hai preso e riposto innumerevoli volte la tua penna preferita,
quella che ti hanno regalato per il compleanno».
“Come
fa a ricordare della penna? Non mi pare di aver mai fatto riferimento alle
circostanze in cui mi è stata regalata”, si disse, in un celato stato di
compiaciuto stupore.
«Il mio
è un lavoro in cui si utilizza materiale di cancelleria, Mr. Beagle» aveva
tagliato a corto Irina, sminuendo l'importanza di quella osservazione.
La
sicurezza e la fermezza con cui Mr. Beagle parlava, si muoveva, ragionava,
pensava, le consigliarono di evitare un botta e risposta sterile e senza fine.
Quell’uomo sapeva sempre come e quando intervenire, cosa dire, quale sarebbe
stata la sua prossima mossa ed in vista di quale scopo. Ma la dote migliore era
persuadere tutte le persone con cui aveva a che fare della veridicità di tutto
ciò che lo riguardava; visioni spesso bizzarre, eppure il più delle volte ponderate
e stranamente verosimili, perciò in qualche modo condivisibili.
Quel
giorno Irina tornò a casa esausta. Durante il viaggio in autobus attraverso la
città, i palazzi immobili, i giardini silenziosi, le strade vuote sotto la
pioggia scrosciante, che ben si conciliavano con la sua voglia di restare da
sola in una muta riflessività, l'avevano catapultata nella sua dimensione
preferita: un turbinio di filosofici pensieri ed un vorticoso susseguirsi di
massime in cui era solita cimentarsi.
Per un
attimo le tornò in mente il breve dialogo con Mr. Beagle, il quale, senza che
lei se ne accorgesse, aveva mutato l'andamento della giornata. Irina non aveva
mai pensato di poter essere anche per un solo istante oggetto dell'attenzione
del suo datore di lavoro. Questa consapevolezza la spaventava e al contempo la
lusingava.
Non era
vero, allora, che gli uomini non prestano attenzione ai dettagli. Che non hanno
affatto memoria se non rispetto ai frivoli argomenti di loro interesse. Non era
vero che parlare con gli uomini equivale a lanciare una palla contro un muro o
a seminare 'bla bla bla' al vento.
“Qualcuno
si salva, qualcuno è diverso”, pensò Irina tirando un sospiro di
sollievo.
Non
solo quel breve scambio verbale le aveva cambiato la giornata; tutto ciò che
non era stato detto - i gesti, le espressioni del viso di entrambi, la
posizione di ognuno nella stanza e persino i pensieri nascosti - era stato, per
lei, la prova tangibile adatta a confutare il suo rassegnato modo di concepire
l'altro sesso.
E poteva costituire
l'inizio di una svolta. Libro vuol dire Libero
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